Il termine neotenia vuol dire: permanenza nel
soggetto adulto di caratteri fisici e mentali più o meno infantili
(a seconda dello stadio di appartenenza) rispetto al lupo (sviluppo
completo).
Konrad Lorenz è stato il primo ad elaborare
la teoria e, i biologi Lorna e Raymond Coppinger , ad applicarla all’evoluzione
delle razze canine. Noi (Paolo ed io) abbiamo ulteriormente ampliato
il discorso unendo alcune specificità che completano la realtà
della Teoria di Konrad Lorenz. I confronti nelle suddivisioni, sono
effettuati con gli stadi di crescita del progenitore: il Lupo (sviluppo
completo).
Di seguito un estratto dello
studio:
1° stadio – neo-natale:
dalla nascita ai primi quaranta giorni, circa, di vita. L’aspetto
fisico del cucciolo mostra le stesse caratteristiche del suo antenato,
il lupo, nel primo mese dalla sua venuta al mondo. Il cranio è
tondeggiante, il muso è corto e alquanto rugoso, le orecchie
sono piccole, pendenti e attaccate alla testa, il corpo è tozzo
e l’andatura del passo goffa. Il suo unico interesse è
stare con la mamma e i fratelli, il mondo esterno non lo attira.
2° stadio – ludico:
verso la fine del secondo mese di vita, l’interesse per ciò
che sta al di fuori della sfera famigliare, comincia a suscitare un
rimarchevole interesse; il cucciolo prende coraggio e affronta la curiosità.
Il suo aspetto fisico è meno infantile, il muso comincia ad allungarsi,
le rughe scompaiono, le orecchie rimangano pendenti ma si ingrandiscono,
la stabilità nella camminata è notevolmente migliorata.
Questa età è paragonabile al momento della permanenza
nella zona del randez vous, situata appena fuori della tana, dei cuccioli
di lupo all’età di otto/dieci settimane. In questo stadio
i cuccioli prendono confidenza con gli oggetti, li raccolgano, li assaggiano
e li portano dentro la tana; cominciano a giocare con i fratelli e misurano
le possibilità di errore. Non conoscendo ancora i propri limiti,
iniziano le piccole sfide, sempre sotto forma di gioco, e imparano a
moderare la forza.
3° stadio – parata:
siamo intorno al quinto mese di vita. Morfologicamente i cuccioli iniziano
ad assomigliare all’adulto, le orecchie sono semi-erette o addirittura
erette, il muso allungato si affina, i movimenti sono più sciolti.
Anche nei loro interessi ci sono delle variazioni, iniziano a testare
i livelli gerarchici del branco, trovano stimolante rincorrere e superare
tutto ciò che si muove. Non sono più legati solo al territorio
casalingo, ma amano spaziare e osare. Ciò non toglie che siano
ancora molto dipendente dalla famiglia.
Il cucciolo di lupo ha, in questa fase, intorno ai sette/otto mesi,
la dentizione è completa, il pelo estivo ha lasciato il posto
a quello invernale e comincia a seguire il branco negli spostamenti.
4° stadio - tallonatore :
siamo vicini alla crescita psico-fisica completa, la corporatura del
giovane cane assomiglia molto a quella del lupo. Anche nel carattere
si può definire maturo, l’unica cosa, che non acquisirà
mai e che ancora lo tiene lontano dalla conclusione e gli permette il
raggiungimento dello sviluppo del lupo, è la volontà di
separarsi dal branco nativo per la formazione di un proprio nucleo famigliare.
È questo lo stadio in cui il lupo inizia a partecipare alle cacce,
riconosce appieno il livello gerarchico del clan e ne accetta le regole,
è ancora fortemente dipendente da esso e, al momento, non risponde
agli stimoli sessuali (che lo porterebbero alla formazione di una famiglia
propria). Il suo completamento si avrà in un quinto stadio, stadio
che il cane non raggiunge neanche nelle razze più primitive.
È lo stadio del tallonatore quello conclusivo della crescita
psico-fisica del cane.
Detto ciò, inseriamo alcuni
esempi di razze canine negli stadi sopra elencati.
Nel 1° stadio dovremo ricercare cani dalla testa tonda, il muso
schiacciato e rugoso, dalle orecchie pendenti o fortemente tondeggianti,
la corporatura tozza: carlino, chihuahua, pechinese, boxer, ecc. . Il
carattere di questi esemplari sarà di dipendenza dalla famiglia
e dalla casa. Avremo degli eterni infanti pronti e vivaci nel loro ambiente
o comunque in presenza del loro capo-branco. Ma avremo anche soggetti
che non conoscono l’inibizione a mordere poiché ancora
non hanno vissuto il secondo stadio evolutivo, stadio in cui attraverso
il gioco inizieranno a misurarsi con i fratelli. Se questi soggetti
possiederanno, nella loro genetica, saldezza di nervi, non mostreranno
problemi di adattamento alla vita fuori casa e, dentro casa, non avranno
paura degli estranei; se invece, nel loro carattere primeggerà
l’insicurezza, data da una tempra psicologia insufficiente, non
concepiranno mai un’esistenza che non sia nella propria dimora
o comunque dove non ci sia mamma o papà con loro o almeno uno
dei fratelli; si mostreranno ritrosi verso chi non conoscono; tenderanno
a tenersi alla larga da qualsiasi cosa possa creargli un problema; rifuggiranno
lo stress e reagiranno aggressivamente alla paura.
Da non tralasciare una precisazione: logicamente alcune di queste razze
appartengono ad una prima parte della fase, altre ad una seconda e così
via, via fin verso la conclusione.
Una curiosità che può chiarire il concetto: il chihuahua
presenta un cranio a cupola che, a volte, può non essere completamente
ossificato, la lacuna è chiamata ‘molera’ (caratteristica
che ricorda la famosa ‘fontanella aperta’ dei neonati sapiens);
il boxer presenta una corporatura assai più sviluppata e una
consapevolezza della sua possanza, come un cane che appartiene ad una
prima parte della seconda fase, ma non avendo vissuto questa seconda
fase, non è inibito nei comportamenti e ciò lo conduce
a travolgere chiunque gli si trovi davanti e a giocare senza limiti.
Nel 2° stadio dovremo ricercare
cani ancora dalla testa tonda ma il muso più allungato, le orecchie
cadenti, mancanza di rughe, andatura più stabile, un’irrefrenabile
voglia di giocare e coscienza del significato di possesso: maremmano,
rottweiler, golden retriever…
Nella prima parte di questa fase troviamo le razze prettamente dipendenti
dal territorio famigliare. Razze che acuiscono l’istinto alla
guardia e di conseguenza la possessività e la diffidenza. Hanno
bisogno di un capo-branco che sappia essere un punto di riferimento
tangibile (deciso e paziente), altrimenti il loro essere un grande piccolo
cucciolo che non sa dosare bene le proprie forze e non conosce completamente
la gerarchia finale, ma solo quella di mamma, può creare alcuni
problemi se incontra, sulla sua strada, un proprietario debole.
Andando avanti, la voglia di interagire con quel che c’è
al di là della porta (appena fuori del giardino), si fa più
forte del voler rimanere a casa, così come, è molto marcata,
il desiderio di giocare e di portare, a chicchessia, un legnetto, una
pallina e cose del genere, per imbastire un gioco senza fine. Troviamo
qui collocato il Golden, un fanciullo-adolescente a cui l’uomo
ha sopito l’aggressività e la possessività, lasciando
via libera alla docilità e al temperamento.
Nel 3° stadio iniziano ad
arrivare i cani da caccia e i conduttori di greggi. Le teste sono allungate,
le orecchie semi-erette o erette, l’andatura sciolta e agile,
nel carattere inizia a formarsi il vero concetto gerarchico di branco.
Avremo cani capaci di rincorrere, raggiungere e accerchiare gli oggetti
e/o gli animali in movimento. Nel cane da caccia l’ottimo fiuto
è aiutato dalla formazione delle orecchie: lunghe più
delle altre razze, quando il cane china il capo a terra per la ricerca
della traccia, esse, cadendo in avanti, formano una specie di imbuto
che incanala l’odore, questo rende più facile la ricerca.
Anche al cane da caccia è stata sopita la possessività
per ovvie ragioni.
Avremo poi i Border Collie, maestri nell’accerchiamento, e andando
ancora avanti al congiungimento degli stadi, razze tipo i Pastori Belga,
Pastori Tedeschi, cani cioè, che ormai assomigliano del tutto
all’esemplare adulto, ma che portano ancora dentro se stessi un
legame forte verso la famiglia, legame di dipendenza e affetto che sarà
molto fievole nello stadio successivo.
Nel 4° stadio troviamo le
razze nordiche e le razze primitive, ossia tutti quei cani che amano
la libertà, gli ampi spazi, quei cani che non hanno un legame
viscerale con l’uomo ma esclusivamente di rispetto gerarchico;
non hanno bisogno di una mamma o di un papà, ma di qualcuno che
sappia dir loro qual è il compito da svolgere, senza tante moine
o smancerie. Possiedono un forte spirito di coesione sociale (ricordiamo
le ineguagliabili mute dei cani nordici) e sono instancabili inseguitori
(teniamo a mente il lavoro dei cani levrieri che si lanciano alla rincorsa
sfrenata della preda – anche se meccanica).
In conclusione agli esempi riportati,
vorrei aggiungere un’ulteriore spiegazione di alcune caratteristiche
fisiche che ci aiutano ad individuare il grado d’infantilità
del soggetto che abbiamo di fronte.
I musi corti e le teste tonde, le rughe, gli occhi grandi e le orecchie
piccole cadenti, sono segni di massima neotenia. Tutti coloro che s’innamorano
di cani con queste caratteristiche sono alla ricerca dell’infante.
Anche il colore degli occhi è determinante: pensiamo al celeste
glaciale del Siberian o al giallo del Lupo e confrontiamolo con il marrone
scuro delle altre razze, marrone che è sempre più scuro
man mano che si procede a ritroso nella scala neotenica. Si dice che
l’occhio scuro esprima dolcezza e ‘umanità’.
Vorrei riportare un esempio che potrebbe apparire sciocco o fuori luogo,
ma che di fatto non lo è: nei disegni animati, tutti i personaggi
buoni, hanno gli occhi grandi e neri, viceversa i cattivi li hanno chiari.
E che dire dell’abbaio? Il Lupo non sa abbaiare, sa emettere degli
uggiolii (che usa per manifestare inferiorità o gioisità)
e sa ululare (per radunare il branco o segnalare la sua posizione).
Nella scala neotenica passiamo dall’abbaio acuto del chihuahua
al poderoso del Montagna dei Pirenei, al meno forte del setter e via,
via fino al verso particolare dell’Husky.
Quando decidiamo di accompagnarci
ad un cane, dobbiamo sapere che tipo di partner avremo accanto, in tal
modo non pretenderemo l’impossibile.
Per poter condurre con Lui un’esistenza pacifica, dobbiamo comportarci
in maniera corretta, rispettando le sue doti caratteriali e comunicando
nella stessa lingua.
Viene da sé che ogni azione sgradita del nostro amico non è
dipendente dalla sua volontà, ma dall’educazione che noi
gli abbiamo impartito. Ogni sua azione inaspettata non è frutto
di pazzia, ma di una nostra superficiale valutazione.
Esempio: dire che il Maremmano è un ottimo cane per una famiglia
con bambini, che vive in una casetta col giardino, è giusto,
perché appartenendo, il Maremmano, alla fase delle zone randez
vous, in lui non esiste istinto predatorio (come potrebbe, altrimenti,
vivere a stretto contatto con le pecore?); e le regole da rispettare
sono quelle di mamma e papà (in questa fase non conoscono i rapporti
gerarchici con altri elementi che non siano gli stretti famigliari,
la scalata gerarchica inizia nel 3° stadio). Il Maremmano, per ciò,
è un protettore del territorio e di tutto quel che vi è
all’interno; non si sognerebbe mai di aggredire un membro del
branco perché ha rispetto-dipendenza del suo clan. E in più,
non avendo il bisogno di cacciare per sopravvivere (età dello
svezzamento, il cibo viene riportato dagli adulti e rigurgitato ai piccoli
che sono rimasti nelle zone randez vous in attesa), non è nella
sua natura essere un predatore, per cui il bambino che corre via è
solo una pecorella a cui impedire di scappare; il Maremmano è
quindi, anche un cane che vive piacevolmente in giardino, non chiede
molte attenzioni perché per crescita neotenica, è fiducioso
nel ritorno a casa del branco che si è allontanato in cerca di
cibo. È un cane a cui piace la compagnia ma non soffre la solitudine.
E allora perché tante brutte storie sui cani Maremmani?
Perché le persone che si accompagnano a questi cani, non hanno
chiari in mente i concetti di branco e di crescita nel rispetto degli
individui. Prendono in casa con loro, il candido cane bianco scambiandolo
per un morbido peluche, non pensando che quel pupazzetto ha bisogno
di un papà e di una mamma da rispettare e a cui appoggiarsi.
Di un punto saldo, di un branco equilibrato.
Non è che un esempio,
ma se pensiamo bene a tutto quel che fino a questo momento si è
detto, non è difficile capire perché un cane a cui manchi
una base solida, una figura protettiva (intesa come forza caratteriale)
possa crescere disorientato.
Spesso questo scombussolamento comporta che sia il soggetto in questione
a dover prendere in mano le redini del branco, perché per lui
è impossibile crescere e sopravvivere senza punti fermi.
Ne consegue che, persone deboli, non dovrebbero mai prendere in casa
con loro un cane, perché non potendo essere un riferimento, non
possono far altro che crescere un animale in maniera squilibrata.
Purtroppo però, la superbia
e il bisogno di compagnia, proprie delle persone di cui sopra, ha la
meglio sul senso di responsabilità, così, per sentirsi
adulti, questi omuncoli fanno il grande passo e comprano, invece che
il tamagogi, un cagnolino in carne, ossa e anima.
Con l’andar del tempo e con il sopraggiungere dei problemi di
convivenza, i neo-tutori si affidano alle menti eccelse dei tecnici-periti
comportamentisti. Questi non sono altro che ottimi uomini d’affari,
che hanno imparato a memoria le regole della psico-dialettica. Sono
abili nel dire esattamente quel che il cliente vuole sentirsi dire,
in modo e maniera da far risultare che tutto quel che il cliente pensa,
è giusto, e che se il cane non risponde alle aspettative, non
è colpa del proprietario, ma del cane irriconoscente, geloso,
dispettoso e, perché no, anche un po’ pazzo. Alla faccia
degli studiosi che si sono impegnati a trascrivere i loro appunti, per
lasciarci un indizio di comunicazione con questi animali tanto utili
e tanto cari.
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